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Parco Zoc de Peric | Lurago D’Erba | CO

A Lurago D’Erba, in provincia di Como, c’è il Parco Zoc De Peric e al suo interno ci sono quattro tipi di itinerari: il primo lungo 1,6 km, il secondo 2,9 km, il terzo 1,5 km e l’ultimo 2,2 km. Come in tutte le zone naturalistiche, ci sono delle regole ben precise da rispettare: bisogna…

A Lurago D’Erba, in provincia di Como, c’è il Parco Zoc De Peric e al suo interno ci sono quattro tipi di itinerari: il primo lungo 1,6 km, il secondo 2,9 km, il terzo 1,5 km e l’ultimo 2,2 km.

Come in tutte le zone naturalistiche, ci sono delle regole ben precise da rispettare: bisogna seguire i percorsi, rispettare la natura, bisogna portare i rifiuti negli appositi contenitori, i cani devono essere portati al guinzaglio, la raccolta della flora va regolamentata e protetta, non bisogna danneggiare le coltivazioni, non si possono accendere fuori e c’è il divieto di introduzione di specie non autoctone.

L’area dello Zoc del Peric, dal punto di vista geologico, è costituita per lo più da depositi di vario tipo lasciati al ritiro dei ghiacciai delle ultime fasi glaciali pleistoceni-che, soprattutto quella Wurmiana (circa 110.000 – 11.000 anni fa), in particolare da una lingua secondaria proveniente dal solco della Valassina.

Questi depositi si trovano disposti in allineamenti di rilievi detti cordoni morenici, qui con andamento approssimativamente Nord – Sud-Est. Sono costituiti da ghiaie e ciottoli in una matrice sabbioso-limosa in cui sono inglobati blocchi di maggiori dimensioni: sono queste dolci ondulazioni collinari a caratterizzare il paesaggio brianteo.

Nelle aree pianeggianti tra i rilievi morenici si possono osservare anche depositi fluvioglaciali, lasciati dai torrenti originati dallo scioglimento dei ghiacciai; in quelle più depresse sono invece presenti sedimenti lacustri fini, limoso argillosi e limoso sabbiosi, spesso con una caratteristica stratificazione orizzontale, residuo di locali raccolte d’acqua originatesi dopo il ritiro glaciale.

La presenza nell’area di un potente spessore di depositi lacustri fini, a permeabilità medio-bassa, fa sì che le acque non si infiltrino in profondità, ma rimangano vicino alla superficie. È il caso della sorgente che fornisce acqua all’ex lavatoio di Fabbrica e quindi alla Roggia Durini, la quale, dopo aver preso il nome di Roggia Cavolto, alimenta i laghetti dell’Oasi di Baggero, confluendo poco più a valle nel Lambro.

In corrispondenza della depressione occupata dallo Zoc, dove convergono anche le acque di dilavamento provenienti dalle colline circostanti, una modesta attività di cavatura dell’argilla nel secolo XIX (testimoniata dalla presenza in loco di una “Fornace Perego” riportata nella carta topografica redatta dal geografo Giovanni Brenna nel 1841), ha dato luogo a piccoli stagni (evidenziati nella medesima carta). La stessa area era indicata come “prato sortumoso” nella Mappa del Catasto Lombardo-Veneto. Lungo i pendii circostanti, invece, in alcuni punti, venivano inseriti dei “tini” nel terreno per captare le acque come drenaggio e riserva idrica.

Le aree umide, ovvero paludi, stagni e acquitrini, sono caratterizzate da un mutevole confine tra l’acqua e la terra, che determina la presenza di diversi habitat adiacenti in relazione al progressivo variare della profondita dell’acqua, popolati da peculiari comunità vegetali e animali.

Sono ambienti che offrono un’elevata disponibilità alimentare sia per l’intensa pro auzione vegetale che per la presenza di molti invertebrati) e anche ottime possibilità di ritugio e riproduzione

Per questo le aree umide come lo Zoc del Peric sono vere e proprie oasi naturalistiche che racchiudono un prezioso tesoro di biodiversità e pertanto meritano di essere conoscure e tutelate.


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