Ad un certo punto della vita ho capito che mi piacciono quei cantanti che si sbilanciano. Al di là dei testi, ma anche politicamente. Molte volte le due cose combaciano e tanto meglio.
Ghali Fo è proprio uno di quei cantanti, già nel 2021 parlava del genocidio in Palestina e ha sempre raccontato quanto sia stato difficile il suo passato date le sue origini tunisine, per molto tempo quasi rinnegate ma adesso le vede come una risorsa.
Nei testi ci mette impegno, utilizza le parole per descrivere situazioni difficili e più volte ci mette la faccia per raccontare discriminazione, razzismo e genocidio. Ghali è consapevole che essere famoso è un privilegio e lo utilizza per comunicare e arrivare a più persone.
Sono stata al suo concerto a Rho, al Fiera Milano Live. Essere in mezzo ad un pubblico così unito mi ha permesso di vedere quanto sia bello sostenere artisti che non hanno paura ad esporsi e ho potuto notare che l’età dei fan spazia dai 15 ai 50 anni. Riuscire ad arrivare ad un pubblico così vasto significa essere un bravo comunicatore. Ho visto dal ragazzo in tuta al signore in giacca e cravatta e c’è stata una scena che mi ha emozionato: un gruppo ristretto di studenti al concerto con la professoressa.
Quello che mi stupisce sempre dei concerti di Ghali è la sua professionalità che sfocia poi in diversi modi: nel ringraziare sempre lo staff, sua mamma e tutti i fan presenti; avendo sempre un look curato, selezionando una scaletta fitta e pensata e lanciando sempre messaggi importanti.
Durante il live ha anche cantato nuove canzoni, che anticipano l’album in uscita nel 2026.
Com’é giusto che sia, ricordiamoci una cosa fondamentale: Palestina Libera.




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