Se ci fosse un premio su chi prenota le ferie in costante ritardo potrei vincerlo perfettamente io: quest’anno sono riuscita a prenotare il 18 luglio per il 29 agosto. Ovviamente, cercando a luglio per il mese dopo, i prezzi dei voli e degli hotel erano da capogiro.
Poi quest’anno, come Chiara Facchetti, volevo vincere la mia paura dell’aereo e quindi ho ripiegato su tratte brevi che possibilmente costassero poco. Dopo vari momenti di ricerca, ho avuto l’illuminazione: Salerno! Effettivamente io non avevo mai visto Salerno prima di queste vacanze e quando ho visto i prezzi dei voli ho pensato subito fosse la meta ideale per queste vacanze! Andata e ritorno da Bergamo a 36,98 euro. Quasi quasi mi commuovevo, è stata la prima volta in vita mia che ho trovato dei voli così a poco.
Così sono partita dal Caravaggio International Airport per atterrare all’Aeroporto di Salerno Costa D’Amalfi e del Cilento dopo circa un’ora e venti. La bellezza di questo aeroporto è che è molto piccolo ed intuitivo, ideale per chi sta iniziando a viaggiare da solo, ma soprattutto è perfetto per chi volesse raggiungere la Costiera Amalfitana. Per adesso ci sono ancora dei prezzi bassi, quindi se fossi in voi ne approfitterei per visitare Salerno e la costiera!
Dall’aeroporto di Salerno ho raggiunto la stazione di Salerno con la navetta (https://www.fsbusitalia.it/it/turismo/servizi-speciali/collegamento-aeroporto-costa-amalfi.html) al costo di 6 euro. Gli orari del pullman sono programmati in base agli arrivi e alle partenze dei voli.
La stazione di Salerno si trova in Piazza Vittorio Veneto. Oltre alla stazione – dove si può prendere anche l’alta velocità come Italo – in Piazza Vittorio Veneto si può vedere il Monumento ai Caduti, realizzato nel 1923 dallo scultore salernitano Gaetano Chiaromonte e Vittorio Emanuele III era presente all’inaugurazione. Si tratta di un obelisco alto 25 metri, costruito in travertino bianco e arricchito con elementi scultorei in bronzo. Alla base dell’obelisco sono presenti:
- stemmi: uno raffigura una bussola alata, l’altro è lo stemma della città di Salerno
- Due fiaccole votive in bronzo.
- La figura bronzea del “Valore italico”: un seminudo armato di gladio e scudo.
- La figura della “Gloria”, con lancia e ghirlanda.
- Bassorilievi raffiguranti guerrieri armati di gladio e la scena toccante di un soldato ferito sorretto da una suora e da un altro militare.


In Piazza Vittorio Veneto c’è anche la Chiesa del Sacro Cuore. La chiesa è stata edificata all’inizio del Novecento, grazie alla forte volontà di Santa Caterina Volpicelli, la quale già nel 1890 auspicava la costruzione di un luogo di culto dedicato al Sacro Cuore di Gesù in quella zona allora periferica della città. La facciata è un bellissimo esempio di architettura neoromanica, con un rosone centrale e due eleganti bifore laterali che sembrano occhi che osservano la piazza. Al centro del portale, una lunetta mosaicata raffigura Gesù con il Cuore in mano, circondato da un’aura dorata che scintilla sotto il sole del Sud. Varcata la soglia, si apre un interno a tre navate, con colonne in marmo rosa pallido e un soffitto in legno che ricorda le antiche basiliche toscane.
L’ambiente è raccolto, ma non opprimente. L’aria sa di incenso e silenzio, anche quando ci sono fedeli. Sulle pareti si alternano statue, piccole cappelle e mosaici realizzati con cura artigianale, tra cui spicca quello dell’abside, dove il Cristo Risorto – con il Cuore radioso – è raffigurato tra cielo e terra.
Ogni anno, per la festa del Sacro Cuore di Gesù, la piazza si riempie di fedeli e curiosi. La statua del Cristo viene portata in processione da decine di uomini, tra canti e applausi, in un’atmosfera quasi teatrale.
È uno di quei momenti in cui capisci che qui, la religione non è solo fede: è memoria collettiva.

Da Piazza Vittorio Veneto è un attimo vivere il centro, infatti da questa piazza inizia anche Corso Vittorio Emanuele. Sul Corso trovi negozi di ogni tipo: dai grandi brand internazionali alle boutique più ricercate, librerie storiche, profumerie, e piccoli shop artigianali che vendono ceramiche, bijoux fatti a mano e… limoncello (perché sì, la Costiera comincia proprio qui!). Per chi ama lo shopping senza caos, questo è il paradiso: tutto ordinato, pulito, a misura d’uomo. E con il mare a pochi passi, se vuoi fare una pausa vista blu basta deviare per una traversa. Se visiti Salerno tra novembre e gennaio, il Corso si trasforma in un tunnel luminoso spettacolare durante le celebri Luci d’Artista: installazioni luminose che fanno brillare tutta la città, richiamando visitatori da ogni parte d’Italia. Passeggiare qui diventa un’esperienza incantata, tra alberi di luce, stelle giganti e proiezioni animate sui palazzi.

Camminando per il corso, si possono anche fare delle piccole deviazioni nelle traverse, Vi consiglio di andare in via Velia: qui troverete delle scale decorate con le parole di Alfonso Gatto e i disegni di Alice Pasquini.


Molto interessante è anche la Piazza Flavio Gioia. Ogni città di mare ha il suo punto di passaggio, quella soglia simbolica tra il mondo urbano e l’orizzonte blu. A Salerno, quel confine è segnato da Piazza Flavio Gioia – conosciuta affettuosamente dai salernitani come “La Rotonda”. È una piazza che, più che essere una destinazione, è un crocevia di emozioni, direzioni e storie. Qui si incrociano il centro storico, il lungomare, il porto turistico e l’energia vivace del Corso. Se stai passeggiando su Corso Vittorio Emanuele, prima o poi finirai qui. Improvvisamente, i palazzi si aprono, l’aria si fa più salmastra, e davanti a te appare questo slargo semicircolare che sembra abbracciarti. Nel mezzo, la statua di Flavio Gioia, il leggendario inventore della bussola (o almeno così dice la leggenda, e qui ci tengono a crederci!). È lui il simbolo della piazza, con lo sguardo puntato verso il mare, come a ricordare a tutti la vocazione marinara di Salerno.

Un punto importante è anche la Fontana dei Delfini. Appena arrivi nella celebre “Rotonda”, dove il centro storico incontra il mare, i tuoi occhi saranno subito catturati da una fontana ottagonale su due gradoni che si apre come un palcoscenico d’acqua. Al centro, due delfini stilizzati si ergono con eleganza e delicatezza, sorreggendo un piatto metallico da cui zampilla un getto sottile d’acqua. È un soggetto semplice, ma reso sorprendentemente poetico dalla forma sospesa e dalla lieve asimmetria tra le figure che li rende quasi umani. Questa fontana è un regalo al salotto buono di Salerno, disegnata dall’architetto, scultore e designer Riccardo Dalisi nel 1997 durante la riorganizzazione di Piazza Flavio Gioia. Con la sua firma, Dalisi ha trasformato uno spazio urbano in un piccolo teatro pubblico, facendo dialogare acqua, scultura e architettura con grazia mediterranea.

Qui vicino possiamo vedere anche l’Antica Porta Nova. Camminando tra i vicoli e le piazze di Salerno, capita spesso di imbattersi in scorci che sembrano messi lì apposta per sorprendere. Uno di questi è la Porta Nova, un’antica porta d’accesso al centro storico che ti riporta, in pochi passi, indietro nel tempo — quando Salerno era una città fortificata, piena di viaggiatori, mercanti e cavalieri.
Non aspettarti un monumento trionfale in stile romano. Porta Nova è un passaggio modesto ma carico di storia, un varco in pietra che ha visto passare secoli, popoli e rivoluzioni silenziose. Ed è proprio questa semplicità che la rende così autentica. La Porta Nova si trova in una posizione strategica: tra Piazza Portanova e le stradine del centro antico, vicino alla famosa Via dei Mercanti, una delle arterie medievali più antiche della città. Un tempo, questa porta era parte della cinta muraria della città. Era una delle tante aperture che regolavano l’accesso a Salerno, oggi scomparse o inglobate nell’urbanizzazione moderna. Porta Nova è una delle poche ancora visibili, e in qualche modo resistenti. Il suo nome, “Nova”, in realtà non ha nulla di recente: è “nuova” solo rispetto a porte ancora più antiche, oggi sparite. È il tipico paradosso delle città millenarie.

Importanti visitare anche Piazza XXIV maggio. A volte, sono le piazze meno blasonate a raccontarti una città. Non quelle che finiscono sulle cartoline, ma quelle dove la vita vera scorre senza filtri. Piazza XXIV Maggio, nel cuore di Salerno, è proprio questo: un piccolo anfiteatro urbano di quiete e memoria, incastonato tra i palazzi della città moderna e il respiro profondo della storia recente. Il nome della piazza richiama una data scolpita nella storia d’Italia: il 24 maggio 1915, giorno dell’entrata in guerra dell’Italia nella Prima Guerra Mondiale. Non è un caso: la piazza è legata al ricordo dei caduti e alla volontà di tenere viva la memoria collettiva. Ma lo fa con eleganza, senza monumenti altisonanti o retorica: solo un ambiente urbano sobrio, che accoglie, più che celebrare.


Da vedere obbligatoriamente a Salerno è l’Acquedotto Medievale. Costruito nell’XI secolo dai monaci benedettini, questo antico acquedotto serviva a portare l’acqua dalle colline fino ai monasteri e agli orti della città bassa.
Ma oggi non è solo una testimonianza ingegneristica: è un monumento vivo, che taglia il tessuto urbano in modo tanto discreto quanto spettacolare. Camminando in via Arce o in via Velia, ti ritrovi improvvisamente sotto archi maestosi in pietra viva, alti fino a 20 metri, che si stagliano tra i palazzi come se il tempo non li avesse mai sfiorati. I salernitani lo chiamano affettuosamente “il Ponte del Diavolo”. La leggenda vuole che l’acquedotto sia stato costruito in una sola notte con l’aiuto del diavolo in persona, convocato da un mago saraceno. Pare che ancora oggi, passando sotto gli archi di notte, si possano sentire le voci degli spiriti o sussurri nell’aria…


Molto carina da vedere è anche la Chiesa di San Pietro in Vinculis. Situata poco sopra via Mercanti, quasi nascosta tra i vicoletti del centro storico alto, San Pietro in Vinculis è una chiesa medievale risalente all’XI secolo.
Il suo nome significa “San Pietro in catene”, un richiamo al famoso episodio della liberazione miracolosa dell’apostolo Pietro, imprigionato a Roma. Appena entri, ti avvolge un’atmosfera intima, antica, quasi mistica. Qui il tempo sembra essersi fermato. La luce entra morbida dalle piccole finestre, riflettendosi sulle pietre nude e consumate dal tempo, creando giochi di chiaroscuro che sembrano opera d’arte. La chiesa è a navata unica, semplice ma elegantissima nella sua sobrietà romanica.
Le colonne, i capitelli, le arcate in pietra viva… ogni elemento parla il linguaggio austero ma raffinato dell’arte medievale. Sotto la navata, una cripta affascinante e misteriosa: pareti umide, colonne basse, e un silenzio che sembra sospeso tra sacro e profano. Uno di quei luoghi in cui ti viene voglia di parlare sottovoce anche se sei da sola.

Lì vicino c’è Piazza Sedile di Portanova. A prima vista potrebbe sembrarti solo un crocevia tra strade, ma guarda meglio: sei in un punto simbolico e strategico della città. Da qui si imbocca Via dei Mercanti, la storica arteria medievale di Salerno, sei a due passi dal Corso Vittorio Emanuele, cuore moderno dello shopping, alle tue spalle si apre via Portanova, che ti porta verso il mare. Insomma, Piazza Sedile di Portanova è il vero “ponte” tra passato e presente. E basta fermarsi qualche minuto per vederlo con i propri occhi. Il nome curioso della piazza viene da un’antica istituzione: il “Sedile” era la sede del governo cittadino in epoca medievale. Qui si tenevano le riunioni dei nobili, si prendevano decisioni pubbliche e si amministrava la vita urbana. Anche se l’edificio originario non esiste più, la piazza ne conserva il nome e lo spirito: un luogo di passaggio, di incontro, di centralità.

Salerno ha l’anima stratificata di una città vissuta: romana, medievale, barocca. Ma tra le sue mille anime ce n’è una che spesso resta silenziosa, discreta, come chi non ha bisogno di mettersi in mostra per farsi notare. È la Chiesa di San Benedetto, un luogo che sembra uscito da un’altra epoca… e forse lo è davvero. Ti racconto un segreto: la Chiesa di San Benedetto sorge sui resti di un’antica basilica paleocristiana e di un monastero benedettino dell’VIII secolo, tra i più importanti del Sud Italia. È un frammento vivo dell’epoca longobarda, una testimonianza preziosa della Salerno più antica, quella che pochi turisti conoscono. L’ingresso è sobrio, quasi nascosto. Ma varcata la soglia, entri in un mondo fatto di pietra, silenzio e luce dorata, dove ogni colonna e ogni arco raccontano più di mille parole. Qui non sei in un museo, ma in uno dei luoghi più vissuti e autentici della Salerno medievale.
San Benedetto è stata monastero, chiesa, poi caserma durante il periodo napoleonico, e infine di nuovo luogo sacro. Un luogo che ha cambiato pelle, ma mai perso la sua anima. All’interno puoi ancora vedere frammenti di affreschi, capitelli antichi, e tracce di architetture romane e altomedievali. E se ami la fotografia, preparati: la luce che filtra tra le navate crea ombre morbide e colori caldi che sembrano dipinti.

Lo ammetto: ogni volta che visito una nuova città, cerco sempre quel museo poco affollato, un po’ nascosto, pieno di tesori che non si trovano sulle calamite da frigo. A Salerno, quel posto esiste. E si chiama Museo Archeologico Provinciale. Non è enorme, non è all’ultima moda, non è pieno di selfie stick. Ma credimi: è uno di quei musei che ti fanno sentire archeologo per un giorno, con occhi pieni di stupore e sabbia immaginaria sotto le scarpe. In via San Benedetto, in un’area tranquilla ma centralissima, a due passi dal centro storico e dalla villa comunale. L’edificio che lo ospita è un antico convento di San Benedetto, già affascinante di per sé, con un bellissimo chiostro interno dove sembra che il tempo si sia fermato.



Camminando tra i vicoli del centro storico di Salerno, dove le facciate si rincorrono tra logge e archi medievali, potresti passarci accanto senza notarla subito.
Ma se alzi gli occhi e rallenti il passo, ecco che compare: la Chiesa del Santissimo Crocifisso, elegante, raccolta, silenziosa. Uno di quei luoghi dove il tempo si ferma e ti sussurra all’orecchio storie di fede, arte e città. La chiesa si trova in via dei Canali, una delle stradine più affascinanti della Salerno antica. Non è lontana dal Duomo, ma abbastanza nascosta da sembrare un piccolo segreto urbano. Il portale è sobrio ma raffinato, incorniciato da una facciata in stile barocco settecentesco che racconta già tanto di quello che ti aspetta all’interno. Appena entri, ti trovi avvolta da un’atmosfera calda e teatrale: oro, stucchi, altari, marmi policromi. La chiesa, ristrutturata nel Settecento, è un autentico scrigno barocco, ma senza eccessi. È intima, equilibrata, sorprendente. E la luce che entra dalle finestre alte mette in risalto i dettagli con delicatezza.

Intitolata a Giacomo Matteotti, politico antifascista simbolo di coraggio e democrazia, questa piazza è il centro della vita amministrativa di Salerno. Ci trovi affacciato Palazzo di Città, sede del Comune, un edificio elegante, sobrio, con tratti monumentali ma mai invadenti. Ed è proprio questo che mi ha colpita: il mix tra formalità e apertura, tra spazi pubblici e verde curato. Una piazza che ha qualcosa da dire, ma lo fa con discrezione.
Se stai camminando per il centro di Salerno e senti il bisogno di una pausa rigenerante, Piazza Cavour è il luogo perfetto dove fermarti e respirare un po’ di pace senza allontanarti dal ritmo cittadino. Questa piazza è un piccolo gioiello verde che unisce la funzionalità urbana a un’atmosfera rilassante, con panchine, alberi frondosi e… un tocco di storia! La piazza prende il nome da Camillo Benso, Conte di Cavour, uno dei protagonisti del Risorgimento italiano, e questo ricordo è sottolineato da una statua che rende omaggio a questa figura storica.
Intorno a te, palazzi eleganti raccontano un passato ricco di cambiamenti e tradizioni, mentre la vita quotidiana della città scorre serena.

Se stai esplorando il centro storico di Salerno, c’è un posto che ti consiglio di non perdere: Palazzo Sant’Agostino. Non è solo un edificio, ma una vera e propria pagina vivente di storia cittadina, un luogo dove arte, architettura e cultura si incontrano in un abbraccio elegante e sorprendente. Situato in via Mercanti, una delle vie più antiche e caratteristiche del centro storico, il palazzo si presenta con una facciata sobria ma affascinante, che nasconde al suo interno un mondo ricco di dettagli e storie. Costruito nel XVII secolo, Palazzo Sant’Agostino è stato per secoli la sede della congregazione degli Agostiniani. Nel tempo ha vissuto molte trasformazioni, diventando oggi la sede del Comune di Salerno, ma senza perdere quell’aria di mistero e nobiltà antica. Passeggiando tra le sue sale, sembra quasi di sentire l’eco di passi antichi, di discussioni su arte, politica e fede, che animavano questo luogo.


Ogni città ha i suoi luoghi nascosti, quelli che non compaiono spesso sulle guide turistiche ma che, una volta scoperti, ti restano nel cuore. A Salerno, uno di questi è senza dubbio Piazza Sant’Agostino — una piazzetta raccolta, elegante e silenziosa, dove l’anima più intima della città si lascia intravedere con grazia e discrezione. Il nome della piazza deriva dall’antica chiesa di Sant’Agostino, che sorgeva qui sin dal Medioevo e faceva parte di un importante complesso monastico.
Anche se oggi non è più visibile come un tempo, l’atmosfera spirituale è rimasta: qui si respira storia e silenzio, anche se sei a pochi passi dal traffico cittadino.

C’è una cosa che amo delle città del Sud: sanno sempre sorprenderti, specialmente quando ti perdi nei loro vicoli.
Ed è proprio in uno di questi angoli nascosti di Salerno, tra pietra antica e silenzio, che ho trovato una piccola meraviglia urbana: i murales di Vicolo Santa Maria del Domno. Un vicolo stretto, quasi timido, ma pieno di vita, colore e poesia murale, proprio nel cuore del centro storico.


Situata all’interno del suggestivo Palazzo Pinto, in via dei Mercanti, la Pinacoteca provinciale di Salerno ti accoglie con un’atmosfera calda e antica. La sensazione, appena varchi la soglia? Quella di entrare in una casa nobiliare d’altri tempi, dove le opere sembrano ancora dialogare tra loro, appese alle pareti come fossero sempre state lì. L’edificio stesso è una piccola opera d’arte: cortile interno, scale in pietra, affreschi nascosti qua e là… Insomma, è uno di quei luoghi dove l’ambiente è parte dell’esperienza. La collezione è compatta ma ricchissima. Le sale espongono opere che vanno dal XIV al XX secolo, con una particolare attenzione agli artisti campani e meridionali.
Troverai:
- un bel salto nel contemporaneo, con opere fino al Novecento;
- dipinti di Andrea Sabatini da Salerno, allievo di Raffaello, con i suoi toni dolci e le Madonne eleganti;
- tavole medievali e rinascimentali con sfondi dorati e santi solenni;
- tele del Barocco napoletano, drammatiche e teatrali al punto giusto.



Ci sono luoghi che sembrano nascosti apposta per chi ha voglia di perdersi. Piccoli slarghi, piazze che non sono piazze, angoli inaspettati dove la città smette di correre e si siede. Ecco, Piazzetta Elina è esattamente uno di quei luoghi. Nel cuore del centro storico di Salerno, a due passi dal Duomo e incastonata tra i vicoli medievali, questa piazzetta è un angolo sospeso nel tempo, dove il passato parla ancora a voce bassa — ma chiarissima. Il nome stesso, “Elina”, pare derivare dalla vicinanza con un antico tempio romano dedicato alla dea Minerva, le cui tracce sono ancora visibili nelle fondamenta della vicina Chiesa di Santa Maria de Domno. Camminando tra le pietre di questa piazzetta, ti accorgi subito che qui il Medioevo convive con qualcosa di ancora più antico. Ci sono archi, colonne riutilizzate, mura in pietra viva e l’inconfondibile atmosfera di un luogo che ha visto secoli passare… ma ha deciso di restare se stesso. Non aspettarti una piazza ampia o monumentale. Piazzetta Elina è minuscola, raccolta, quasi segreta. E proprio per questo è una delle mie preferite a Salerno: ci puoi arrivare quasi per caso, mentre esplori i vicoli.

Non tutti sanno che Salerno è stata la culla della medicina occidentale. Sì, proprio qui, in questa città di mare, limoni e vicoli antichi, è nata quella che è considerata la prima scuola di medicina d’Europa: la mitica Scuola Medica Salernitana. E credimi: camminare per queste strade sapendo che mille anni fa si studiava il corpo umano, si curavano malattie e si scrivevano trattati che avrebbero cambiato la storia… è un’esperienza che lascia il segno. La Schola Salerni, come veniva chiamata nel Medioevo, fiorì tra il IX e il XIII secolo.Era un crocevia di culture: greca, latina, araba ed ebraica. In un’epoca in cui l’Europa era ancora avvolta da superstizione e dogmi religiosi, qui a Salerno si studiava la medicina come scienza, basandosi sull’osservazione, sull’esperienza, sulla trasmissione del sapere. Era aperta anche alle donne. Una su tutte? Trotula de Ruggiero, la leggendaria medichessa salernitana, esperta di ginecologia, considerata una delle prime donne medico della storia occidentale. Oggi, il cuore simbolico della Scuola Medica Salernitana è visitabile nel Museo Virtuale della Scuola Medica, ospitato nel bellissimo Complesso di San Gregorio, in pieno centro storico. Entrarci è come fare un viaggio nel tempo, tra proiezioni, ologrammi, manoscritti antichi e curiosità.

Salerno ha un centro storico che ti abbraccia: vicoli in salita, archi in pietra, scorci nascosti.
Ma c’è un angolo, poco distante dal Duomo, dove l’anima medievale della città incontra una forma d’arte contemporanea, viva e colorata: sto parlando dei murales di Vicolo San Bonosio. Un vicolo stretto e silenzioso, che potresti attraversare in un attimo… se non fosse che i muri ti fermano, ti parlano, ti ipnotizzano con sguardi intensi, frasi poetiche e volti che sembrano usciti da un sogno urbano. Quella di Vicolo San Bonosio non è la street art urlata, quella che vuole farsi notare a tutti i costi.
È una street art intima, che si fonde con la pietra viva delle case, che spunta tra un’edicola votiva e una finestra antica, senza disturbare — ma lasciando il segno. Qui trovi ritratti femminili, sguardi malinconici, parole scritte come se fossero confidenze sussurrate al muro, messaggi sociali ed esistenziali che parlano di libertà, di resistenza, di speranza.





Il Tempio di Pomona è uno dei pochi resti romani autentici ancora visibili a Salerno, risalente al I secolo a.C.
È dedicato, secondo la tradizione, alla dea Pomona, divinità romana protettrice dei frutti, dei giardini e degli orti. Non a caso, siamo nel cuore di una città che per secoli ha saputo unire conoscenza, natura e spiritualità. Ti basterà arrivare in via Roberto il Guiscardo, proprio accanto al Duomo.
Dall’esterno potresti non immaginare cosa si cela all’interno dell’antico palazzo annesso alla Curia: una sala spettacolare, con colonne romane in perfetto stato, che sembrano ancora sostenere il tempo. Appena entri, ti si apre davanti un ambiente che profuma di storia, con capitelli corinzi, marmi antichi e pareti che raccontano secoli di trasformazioni: da tempio pagano a deposito, da luogo sacro a spazio espositivo. Quello che colpisce di più del Tempio di Pomona è la sovrapposizione di epoche:
- l’architettura romana,
- le modifiche medievali,
- gli adattamenti rinascimentali,
- fino alla sua attuale funzione culturale e museale.
Oggi lo spazio ospita mostre temporanee, eventi e visite guidate, ed è una delle location più suggestive per scoprire l’anima antica di Salerno.

Piazza Alfano I è il cuore spirituale e artistico della Salerno medievale. Qui comincia (o finisce) qualsiasi passeggiata nel centro storico. È il tipo di luogo dove ti fermi, respiri, scatti una foto e lasci che l’atmosfera faccia il resto. Piazza Alfano I non è una piazza “di passaggio”, è una meta in sé. Una di quelle che, una volta raggiunta, ti invitano a rallentare, a guardarti intorno, a immaginare le processioni medievali, i suoni delle campane, le voci in latino, i viaggiatori in pellegrinaggio. In certi momenti — magari in una giornata di sole con poche persone intorno — sembra quasi sacra, anche per chi non è credente. Un luogo che parla con l’anima della città.

Il Museo Diocesano si trova in Largo Plebiscito, all’interno dell’antico Seminario Arcivescovile del XVII secolo, un edificio che già da solo merita una visita.
Appena entri, ti accoglie un chiostro silenzioso, con porticati eleganti e una pace che sembra proteggere tutto ciò che sta per essere svelato. D’obbligo visitarlo perché è un museo a misura d’uomo, dove puoi prenderti il tuo tempo, osservare da vicino, respirare una bellezza autentica e silenziosa, senza folla e senza filtri. In più, è un ottimo punto di partenza o di chiusura per una giornata nel centro storico: puoi abbinarlo facilmente al Duomo, alla Chiesa del Crocifisso, al Tempio di Pomona o a una passeggiata tra i vicoli antichi.

La chiesa di Santa Maria de Judaica si trova lungo via Trotula de Ruggiero, a due passi da Largo Campo e non lontano dalla Giudecca, l’antico quartiere ebraico di Salerno. È una zona affascinante, fatta di vicoli stretti, scalinate, archi medievali e piccoli dettagli da scoprire camminando con il naso all’insù. E proprio lì, quasi nascosta tra le case, si apre Santa Maria de’ Judaica. L’edificio è semplice, raccolto, senza fasti né ornamenti appariscenti, ma con un fascino tutto suo.
Si pensa che la chiesa sia sorta tra il XIII e il XIV secolo, forse proprio sui resti di un’antica sinagoga, da cui deriverebbe il nome “de’ Judaica”. Il nome, infatti, richiama direttamente la presenza della comunità ebraica, che in epoca medievale era parte attiva e integrata nella vita culturale e commerciale di Salerno. Un tempo di convivenza e scambio tra culture, in cui la città era un crocevia di saperi, anche grazie alla celebre Scuola Medica Salernitana.

Costruito tra il XIII e il XIV secolo, Palazzo Fruscione fu la dimora di una nobile famiglia salernitana. L’edificio conserva ancora oggi elementi architettonici medievali intatti: archi a sesto acuto, affreschi antichi, colonne in pietra, e quelle meravigliose tracce del tempo che raccontano storie senza parole. Nel corso dei secoli è stato abitazione, deposito, spazio dimenticato… fino a quando un importante restauro lo ha riportato in vita, trasformandolo in un polo culturale e creativo che pulsa di nuova energia.

C’è una Salerno che tutti vedono — quella delle luci, del mare, del Duomo maestoso. E poi c’è una Salerno segreta, fatta di silenzi, vicoli stretti e piccole chiese che sembrano lì da sempre, quasi a proteggere la memoria di un tempo che ancora resiste. Nel cuore del centro storico, tra i saliscendi di pietra viva e le case che si sfiorano, si nasconde la Chiesa di San Matteo Minore. Una perla dimenticata, spesso ignorata dal turismo di massa, ma che custodisce un’atmosfera così autentica, così raccolta, da sembrarti una preghiera sussurrata nella pietra. La Chiesa di San Matteo Minore non è una tappa da checklist. È un’esperienza delicata, quasi privata, da vivere con rispetto e lentezza. Un piccolo angolo dove la storia si intreccia alla fede, e dove — anche solo per un attimo — puoi sentire il battito antico di Salerno.

Ti porto nel cuore di una Salerno meno conosciuta, dove ogni vicolo custodisce un pezzo di storia sorprendente. Proprio in via dei Canali, si erge la Chiesa dei Santi Crispino e Crispiniano: un luogo piccolo ma ricco di fascino, dove l’arte incontra la fede in un incontro silenzioso. La Chiesa dei Santi Crispino e Crispiniano è un “segreto ben sospeso” nel centro storico di Salerno: una piccola dimora di pietra che racconta storie di devozione, artigianato e rinascita culturale. Un punto dove passato e presente dialogano in punta di piedi, e che ogni viaggiatore attento merita di scoprire.

Se ti capita di passeggiare tra le viuzze antiche del centro storico di Salerno, c’è un luogo che potresti quasi lasciarti sfuggire, ma che vale assolutamente la pena di scoprire: la Chiesa di Sant’Andrea Apostolo, conosciuta affettuosamente dai salernitani come l’Annunziatella. Nel cuore del centro storico, a pochi passi da Via dei Mercanti, in una zona dove ogni pietra racconta secoli di storia. Questa piccola chiesa è un gioiello discreto, quasi nascosto tra palazzi e scorci medievali. Ma basta oltrepassarne la soglia per fare un salto indietro nel tempo. La chiesa risale al XIII secolo, anche se fu profondamente rimaneggiata nei secoli successivi. In origine era dedicata all’Annunziata – da qui il soprannome “Annunziatella” – ma poi assunse anche il titolo di Sant’Andrea Apostolo, forse per rafforzare il legame spirituale con il culto molto sentito nel Sud Italia. La doppia dedica è rimasta, quasi come un segno della stratificazione culturale di Salerno. Non ti troverai davanti a una grande basilica barocca sfarzosa, ma piuttosto a un ambiente intimo, raccolto, con un’atmosfera quasi sospesa. I restauri recenti hanno ridato luce agli affreschi e alle decorazioni sobrie ma suggestive. La semplicità dell’interno contrasta con la complessità della sua storia, fatta di abbandoni, rinascite e restauri.

Camminando tra i vicoli suggestivi del centro storico di Salerno, là dove la città profuma ancora di Medioevo e vicinanza al mare, ti imbatterai in una piazzetta luminosa e sorprendentemente ampia: Largo Campo. È il cuore pulsante della movida salernitana, sì, ma anche uno dei luoghi più ricchi di storia e fascino architettonico. E proprio qui si affaccia lui: Palazzo Genovese, imponente, elegante, con lo sguardo rivolto al mare e i piedi piantati nella storia. Costruito nel XVIII secolo, Palazzo Genovese è uno degli esempi più raffinati dell’architettura barocca salernitana. Fu voluto dalla famiglia Genovese, mercanti e notabili della città, che vollero un edificio capace di riflettere non solo il loro status, ma anche il gusto raffinato del tempo. La facciata è un vero colpo d’occhio: linee eleganti, finestre simmetriche e un portale monumentale che non puoi non notare. Oggi è stato restaurato con cura, mantenendo intatto il suo carattere originale, ed è spesso utilizzato per mostre, eventi culturali e iniziative artistiche. Oltre alla sua bellezza architettonica, Palazzo Genovese è diventato negli anni un punto di riferimento per l’arte contemporanea a Salerno. Spesso ospita mostre temporanee, installazioni, reading e performance. Entrare qui durante un evento è come fare un salto tra passato e presente: pareti antiche che raccontano storie del ‘700, opere moderne che parlano il linguaggio di oggi. Per gli amanti delle fiction RAI, Palazzo Genovese si è visto varie volte in Vincenzo Malinconico, avvocato d’insuccesso.



Salerno non è solo centro storico, lungomare e architetture barocche. A volte basta uscire dai soliti percorsi turistici e infilarsi nei quartieri più autentici per scoprire quei luoghi che raccontano la fede e la vita quotidiana delle persone comuni. E tra questi c’è una chicca che profuma di devozione e comunità: la Chiesa della Santissima Vergine di Pompei, nel quartiere Petrosino. Non aspettarti una cattedrale monumentale o decorazioni sfarzose. Qui tutto parla di semplicità, ma anche di cura e amore. Costruita nel corso del Novecento per rispondere al bisogno spirituale degli abitanti della zona, questa chiesa è diventata negli anni un punto di riferimento non solo religioso, ma anche sociale. Il suo stile architettonico è sobrio, moderno ma accogliente, con una facciata chiara e linee pulite. Ma il cuore della chiesa è all’interno, dove si respira un’atmosfera raccolta, quasi familiare. Le immagini sacre, in particolare quella della Madonna di Pompei, sono venerate con intensa partecipazione, soprattutto durante il mese di maggio e l’8 maggio, giornata dedicata alla Supplica.
Il Palazzo della Prefettura si affaccia su Piazza Amendola, una delle piazze più belle e “istituzionali” della città, a due passi dal Lungomare Trieste. Basta alzare lo sguardo per notare la sua facciata imponente, sobria ma elegante, in pieno stile neoclassico ottocentesco, con le sue lesene, i balconi decorati e le finestre ordinate che trasmettono un senso di rigore e prestigio. Fu costruito nel XIX secolo, e da allora ospita la Prefettura di Salerno, ovvero il rappresentante del Governo sul territorio. Ma oltre alla funzione istituzionale, il palazzo ha anche un valore architettonico e storico che merita attenzione.


Salerno è una città fatta di scorci segreti, di salite che profumano di basilico e storie sussurrate tra pietre millenarie. E se sei un viaggiatore curioso – di quelli che amano perdersi tra i vicoli anziché seguire la folla – c’è una piccola chiesa che ti ruberà il cuore: la Chiesa di Santa Trofimena. Dedicata a Santa Trofimena, una giovane martire cristiana il cui culto è più famoso a Minori (in Costiera Amalfitana), questa chiesetta è una piccola gemma incastonata nel ventre più antico di Salerno, a pochi passi dall’area archeologica di San Pietro a Corte.

La Chiesa della Santissima Annunziata è situata vicino alla Villa Comunale e al centro storico e ti cattura per il suo campanile maiolicato. Appena entrata, mi ha accolto un silenzio quasi sacro e un’atmosfera sospesa nel tempo. L’interno, in pieno stile barocco, è un trionfo di stucchi, affreschi e decorazioni dorate che raccontano secoli di devozione e arte. La chiesa, risalente al Trecento ma rimaneggiata nei secoli, è dedicata all’Annunciazione e conserva ancora oggi una forte carica spirituale e culturale.

Durante le mie passeggiate nel cuore antico di Salerno, tra vicoli stretti e palazzi che raccontano secoli di storia, mi sono imbattuta in un posto che è un vero gioiellino per chi ama l’arte e il teatro: il Piccolo Teatro Porta Catena. Nascosto nel centro storico, in via Portacatena, proprio accanto a una delle antiche porte d’accesso alla città medievale. È uno di quei posti che non troverai nelle guide turistiche classiche… ed è proprio questo a renderlo speciale. Il Piccolo Teatro Porta Catena è più di uno spazio teatrale: è una casa dell’arte indipendente, un luogo raccolto, intimo, quasi familiare, dove il pubblico è vicino agli attori non solo fisicamente, ma anche emotivamente. Nato con l’idea di ridare vita a uno spazio storico, il teatro è stato fondato da compagnie locali appassionate di cultura e spettacolo dal vivo. È uno di quei luoghi che resistono con orgoglio e amore alla cultura “mordi e fuggi”, puntando invece su qualità, partecipazione e comunità.

Se c’è una cosa che amo fare quando visito una città, è perdermi tra le sue strade senza una meta precisa. Ed è proprio così che, camminando nel centro storico di Salerno, ho scoperto qualcosa di straordinario: i Muri d’Autore. Cosa sono? Una vera e propria galleria d’arte a cielo aperto, sparsa tra i vicoli più autentici della città vecchia. Murales che non sono solo belli da fotografare, ma che parlano, raccontano storie, emozioni, tradizioni e personaggi salernitani… con il linguaggio colorato e potente della street art contemporanea. I Muri d’Autore sono nati da un progetto che coinvolge artisti, scrittori, poeti e cittadini. L’idea è semplice e geniale: trasformare i muri delle case, spesso anonimi o trascurati, in opere d’arte narrativa, ispirate alla cultura, alla memoria collettiva e al vissuto del quartiere. Camminando per via Trotula de’ Ruggiero, via Portacatena, o via Masuccio Salernitano, ti ritrovi circondatə da versi poetici, ritratti di personaggi storici, figure mitologiche o simboliche, tutti legati in qualche modo a Salerno. Ogni muro ha la sua anima.











C’è una cosa che ho imparato viaggiando: le piazze più belle non sono sempre quelle grandi e affollate. A volte, i luoghi più speciali si trovano dove meno te lo aspetti. È proprio così che ho scoperto Piazza Matteo D’Aiello, nel cuore antico di Salerno — un piccolo angolo di quiete e bellezza, incastonato tra i vicoli del centro storico come una gemma segreta. Appena entri in Piazza Matteo D’Aiello, hai l’impressione di essere finita in una scena di un film neorealista italiano: case color pastello, panni stesi al sole, anziani seduti a chiacchierare e bambini che giocano. E nel mezzo… un silenzio che sa di pace, interrotto solo dal rumore lieve dei passi o da qualche voce che arriva da una finestra aperta. Non troverai bar alla moda né locali affollati — e proprio per questo ti sembrerà ancora più autentica.
Ci sono posti che non visiti semplicemente: li vivi. Il Teatro Verdi di Salerno è uno di questi. Un luogo dove il tempo rallenta, i dettagli contano, e ogni angolo sussurra storie di musica, passione e arte. Dove si trova? A pochi passi dalla Villa Comunale e dal mare, il Teatro Verdi si affaccia con eleganza su Via Roma, una delle strade più belle della città. È come se ti accogliesse con un inchino, invitandoti ad entrare in un mondo fatto di velluti rossi, lampadari scintillanti e note che ancora riecheggiano nell’aria. Inaugurato nel 1872, il Teatro Verdi è spesso paragonato a una versione in miniatura del più famoso San Carlo di Napoli. E non è un caso: lo stile neoclassico, la struttura a ferro di cavallo, i palchi dorati e gli affreschi sono un omaggio dichiarato alla grande tradizione lirica italiana. Appena varchi la soglia, vieni catapultatə in un’atmosfera da opera ottocentesca. Anche se non hai un biglietto per uno spettacolo, fermarti davanti alla facciata, o sbirciare nel foyer, vale assolutamente la pena. E se riesci a partecipare a una serata… be’, preparati a un’emozione vera.

C’è un angolo di Salerno dove il tempo sembra rallentare, dove puoi passeggiare tra alberi, aiuole curate e scorci sul mare, respirando l’eleganza discreta di una città che sa prendersi cura della propria memoria. È qui, in Piazza Matteo Luciani, che ho incontrato lo sguardo solenne di un personaggio poco noto ai più, ma profondamente radicato nella storia salernitana: Matteo Luciani. Il suo monumento — sobrio ma maestoso — si trova proprio al centro della piazza che porta il suo nome, a due passi dalla Villa Comunale e dal Teatro Verdi. Un punto di passaggio per molti, ma un vero luogo di sosta per chi ama osservare e riflettere. Matteo Luciani fu un medico, patriota e intellettuale vissuto nell’Ottocento, molto attivo nella vita civile e politica di Salerno. La statua, in pietra chiara, raffigura Luciani in piedi, con lo sguardo serio e deciso, abiti ottocenteschi e un libro nella mano sinistra. Un omaggio sobrio, ma che comunica dignità, cultura e memoria. Intorno, la piazza si apre come un piccolo salotto urbano: panchine, palme, fontane e il profumo del mare a pochi passi.

Ogni palazzo ha una storia da raccontare — basta solo fermarsi ad ascoltarla. Passeggiando per i vicoli del centro storico di Salerno, tra scorci medievali e facciate colorate, mi sono imbattuta in un edificio che mi ha subito colpita per la sua raffinata eleganza: il Palazzo Centola. Il Palazzo Centola risale al XVIII secolo ed è uno degli esempi più rappresentativi dell’architettura nobiliare salernitana. Si riconosce subito per il suo portale in pietra lavorata, il grande cortile interno e i dettagli architettonici che parlano di un’epoca in cui eleganza e sobrietà andavano a braccetto. Camminando tra queste mura, è facile immaginare la vita di un tempo: dame affacciate ai balconi, cocchi che entrano nel cortile, voci e profumi che riempiono l’aria. Ogni angolo è intriso di una nobiltà discreta, mai ostentata. Oggi, come tanti palazzi storici italiani, Palazzo Centola è stato parzialmente recuperato e ospita anche attività culturali e sociali. Alcune stanze sono utilizzate per eventi artistici, mostre, incontri letterari e perfino iniziative di quartiere. È bello vedere come un luogo del passato possa ancora essere spazio vivo e contemporaneo.

Nel mio ultimo viaggio a Salerno, ho scoperto una piazza che sembra quasi sospesa tra epoche diverse: Piazza Umberto I. Non è la classica piazza da cartolina — niente fontane monumentali o scorci da copertina — ma è uno di quei luoghi dove la storia si sente sotto i piedi e l’aria sa di mare e passaggi antichi. La protagonista indiscussa della piazza è lei: l’antica porta d’ingresso alla città medievale, costruita nel XVIII secolo e incorniciata da due palazzine eleganti. Passare sotto il suo arco è un po’ come fare un salto nel tempo — da un lato ti lasci alle spalle il traffico e la modernità, dall’altro entri in un mondo di vicoli stretti, chiese barocche, botteghe artigiane e profumo di cucina salernitana. La piazza stessa ha un’atmosfera rilassata: qualche panchina, persone che chiacchierano, studenti che attraversano con la cartella in spalla, turisti che si fermano a scattare una foto. È una piazza di passaggio, sì — ma anche un luogo di connessione, dove il passato incontra il presente.

Palazzo Barone è un elegante edificio d’epoca, legato all’antica nobiltà salernitana. La sua struttura richiama l’architettura settecentesca tipica delle dimore aristocratiche: un portale in pietra imponente, balconate in ferro battuto e un’atmosfera che sa di velluti, salotti di altri tempi e conversazioni alla luce delle candele. Oggi il palazzo è abitato e vissuto, in parte ristrutturato, in parte ancora segnato dal fascino decadente tipico di molti edifici storici del sud Italia.

Sulla strada per andare a Vietri sul Mare, c’è la Cappella di Santa Maria degli Angeli, una chiesetta raccolta, silenziosa, intima. Dall’esterno può sembrare semplice, ma appena varchi la soglia, respiri una pace rara. All’interno, custodisce decorazioni sobrie, un altare delicato e un’immagine della Madonna che sembra vegliare su chiunque entri anche solo per un momento.

Una parte importante di Salerno la fa il lungomare: io sono stata solo sulla parte del centro, quindi faccio riferimento al Lungomare Trieste, che collega la Spiaggia di Santa Teresa al Porto Turistico.



Durante il mio viaggio a Salerno, c’è stato un momento in cui mi sono trovata davanti a un orizzonte immenso. Non solo quello del mare, che qui è sempre protagonista, ma anche quello di una piazza aperta, ariosa, moderna, capace di farti sentire in un tempo tutto nuovo: benvenuti in Piazza della Libertà. Situata proprio alla fine del Lungomare Trieste, affacciata sul Porto Turistico Masuccio Salernitano e a pochi passi dal centro storico, questa piazza è uno dei progetti più ambiziosi di rigenerazione urbana del sud Italia. Un luogo che non esisteva, e che oggi è diventato simbolo di una Salerno che guarda lontano. Disegnata dall’architetto Riccardo Bofill, Piazza della Libertà è un gigantesco spazio pubblico che si apre come un balcone panoramico sul Golfo di Salerno. Ha una forma semicircolare, quasi teatrale, e sembra fatta apposta per accogliere la luce, il vento e gli eventi. La pavimentazione è ampia, elegante, perfetta per passeggiare, correre, fare foto, rilassarsi al tramonto. Ai lati, palazzi moderni, gallerie, caffè e locali cominciano a dare vita a una zona in piena trasformazione. E al centro, il mare: sempre lì, blu, calmo, immenso.

Se si vuole stare un po’ in spiaggia e non pagare lettini ed ombrelloni, è possibile rilassarsi in Spiaggia Santa Teresa, accessibile anche grazie agli scivoli in legno. Qui c’è anche lo Chalet Santa Teresa, utile a chi vuole bere qualcosa o prendersi dei panini o dei dolcetti da mangiare guardando il mare. Potrebbe essere un posto carino dove guardare il tramonto o l’alba.

Il Castello di Arechi prende il nome da Arechi II, un duca longobardo del VIII secolo. Fu lui a trasformare questa fortezza in una roccaforte militare, temendo gli attacchi bizantini. Ma in realtà le origini della struttura sono ancora più antiche: qui ci hanno messo mano i Romani, i Bizantini, i Normanni… un vero e proprio puzzle storico. E sai qual è la cosa più affascinante? Che ancora oggi, camminando tra le sue mura, puoi sentire il peso del tempo. Ogni pietra sembra raccontare una storia.

Costruito nell’XI secolo dai Normanni, il Duomo è dedicato a San Matteo, uno dei quattro evangelisti, le cui reliquie sono custodite nella cripta. Pensate che l’edificio è stato consacrato addirittura da Papa Gregorio VII nel 1084! Da allora ha vissuto rifacimenti barocchi, restauri medievali e… bombardamenti durante la Seconda Guerra Mondiale. Ma è ancora lì, maestoso e misterioso.
- Il portico del quadriportico, con le sue colonne antiche e i leoni in pietra all’ingresso. Atmosfera da mille e una notte.
- Il campanile arabo-normanno, alto e slanciato, un mix perfetto tra oriente e occidente.
- La cripta di San Matteo, completamente decorata in stile barocco: un colpo d’occhio mozzafiato, tutto oro, affreschi e luce soffusa.
- Il pavimento musivo della navata centrale, ricco di dettagli simbolici (guarda in basso: anche lì c’è arte!).






La Sala di San Lazzaro ospita un presepe permanente del maestro Mario Carotenuto, un presepe dipinto che si trova accanto alla scalinata della cattedrale. È considerato uno dei presepi storici della città, in quanto è presente in questa sala dal 1982 e ha subito varie manutenzioni nel corso degli anni.







Per quanto riguarda il mangiare, io ho provato solo pochi posti. Uno è la Pizzeria Errico Porzio dove sono andata per due sere, l’altra è Rossopomodoro, un po’ un classico della pizza però è molto buona. In entrambi i locali si può mangiare vegetariano e da Porzio ci sono pizze vegane.



Ho anche trovato la yogurteria dei miei sogni, roba da avercela sempre in casa, se non fossi a dieta. Si chiama Yoself – Yogurteria e Gelateria. Appena entri in questo locale puoi decidere se prendere una maxi coppetta o un bicchiere e dopo puoi inserirci quello che vuoi tra yogurt, gelato, creme, cereali e topping vari. Una volta arrivata in cassa pagherai al peso (io ovviamente sono un animale e non ho mai speso meno di 7.50€)


Anche a Salerno c’è la mia certezza: la Città del sole. Ovviamente sono entrata e avrei voluto comprare tutto, purtroppo però sono partita con lo zaino e ci stava poco… A malincuore ho dovuto lasciare giù alcuni giochi interessanti.

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