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Riserva Naturale Lago di Sartirana | Merate | Lecco | Italia

In provincia di Lecco, in una frazione di Merate, c’è un lago davvero ben tenuto dai volontari della Riserva dove passeggiare serenamente. Non c’è un parcheggio vicino, infatti io ho lasciato la macchina prima del cimitero e poi mi sono avviata a piedi, ma ci sono anche altri ingressi. In questo lago c’è un’ittiofauna –…

In provincia di Lecco, in una frazione di Merate, c’è un lago davvero ben tenuto dai volontari della Riserva dove passeggiare serenamente. Non c’è un parcheggio vicino, infatti io ho lasciato la macchina prima del cimitero e poi mi sono avviata a piedi, ma ci sono anche altri ingressi.

In questo lago c’è un’ittiofauna – l’insieme delle specie di pesci presenti in una regione specifica – abbastanza vasta: possiamo trovare l’alborella, la tinca, la scardola, il triotto, l’anguilla, il persico reale e il cobite mascherato. Ci sono, però, anche delle specie invasive come la carpa argentata, la carpa erbivora, il persico trota, il pesce gatto nero e la pseudoraspora.


Durante la passeggiata intorno al lago, si può notare una bella panoramica sui monti lecchesi, come il Resegone (1875 m), la Grignetta (2177 m), il Monte Albenza (1418 m) e il Monte Crosaccia (667 m).


Anche il ninfeto ha una parte importante all’interno della Riserva del Lago di Sartirana. Ma cos’è il ninfeto? Vegetazione radicata con foglie galleggianti dei corpi idrici eutrofici. Il ninfeto della riserva è stato devastato dall’introduzione della carpa erbivora nel 1974 e attualmente è presente solo nella zona sud orientale. Anche se è ancora limitato, il ninfeto presenta ancora un suo manto ecologico importante perché viene spesso sfruttato da molte specie di pesci presenti nel lago, che utilizzano il ninfeto come nascondiglio. Il ripristino del ninfeto aiuterebbe il ritorno di molte specie vegetali caratteristiche e aiuterebbe il miglioramento della fauna che utilizza questo ambiente.


Anche l’avifauna occupa una fetta rilevante nella riserva: qui, infatti, possiamo trovare il tarabusino, la moretta tabaccata, il tarabuso, il porciglione, il germano reale, il martin pescatore. Nelle zone di prato possiamo trovare l’airone cenerino, le allodole, le rondini, il picchio rosso maggiore e il picchio verde. Di notte possiamo sentire i rapaci notturni. Da queste parti passano i falchi di palude, il falco pescatore, il nibbio bruno, la civetta, l’assiolo e il gufo comune.


Dentro alla riserva ci sono delle regole da rispettare.

è consentito:
– accedere dalle 6 alle 22;

– esercitare la pesca da un’ora prima dell’alba a un’ora dopo il tramonto;

– percorrere a piedi il sentiero.

Non è consentito:

– accedere dalle 22 alle 6;

– entrare con cicli e motocicli;

– introdurre cani e cavalli;

– esercitare la caccia;

– accedere al canneto;

– accedere ai fondi agricoli coltivati;

– introdurre cibo per animali;

– effettuare il campeggio e accendere fuochi;

– introdurre specie animali o vegetali;

– raccogliere la flora spontanea;

– effettuare la navigazione e la balneazione;

– abbandonare qualsiasi rifiuto.


C’è anche una leggenda molto curiosa che riguarda il lago di Sartirana. Si narra che una volta, un pellegrino vecchio e stanco, era in cammino da tanto tempo senza essersi mai fermato da nessuna parte. Arrivato a Sartirana, molti secoli fa, il lago ancora non esisteva e il paese si adagiava sulle colline dove i contadini vivevano felici con le loro famiglie. Era un tardo pomeriggio quando il pellegrino arrivò in paese in cerca di ospitalità, ma il cuore dei contadini era talmente indurito che nessuno gli prestò attenzione. Cominciarono così le prese in giro degli abitanti, a partire dai più piccoli. Le madri, nonostante fossero impegnate nei lavori domestici, nascondevano i figli sotto i grembiuli, i più timorosi si nascondevano dietro gli stipiti delle porte… tutto pur di non aiutare questo povero pellegrino dai vestiti rotti dall’usura degli anni. Ma, mentre stava passando davanti all’ultima porta, una signora rimasta vedova con i figli decise di ospitare il pellegrino, che ringraziò la signora e si mise in una stanza tranquillo a riposare. Al mattino, quando la signora si svegliò, non trovò più il pellegrino e guardando fuori si accorse che non c’era più il paese ma un lago.


La riserva è ben curata dai volontari che, grazie anche ad un’ottima manualità, recuperano il legno degli alberi tagliati per fare sculture e panchine. Hanno allestito anche un bookcrossing, un bagno per i visitatori e una grande mappa dove si possono vedere tutti i sentieri fattibili intorno al lago.


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